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Abbazia di Santa Maria di Corazzo
In un'aura di religioso isolamento e mistero, sulle tracce dell’abate Gioacchino da Fiore
Dov'è
Cos'è e dov'è
I ruderi del complesso monastico dell’abbazia di Santa Maria di Corazzo sono situati a circa 6 km dal comune di Carlopoli (CZ), nella frazione di Castagna, in una pianura valliva tra i monti della Presila catanzarese, posti sulla riva destra del fiume Corace, dal latino corax -acis, «corvo», al cui nome l'abbazia lega chiaramente la sua designazione.
Perché è speciale
L'abbazia è legata al nome di uno dei più grandi mistici medievali: Gioacchino da Celico. Il «calavrese abate Giovacchino, di spirito profetico dotato», come viene descritto dal sommo poeta Dante Alighieri nel XII canto del Paradiso; Gioacchino da Fiore qui vestì l'abito monacale, divenendone abate dal 1177 al 1187 e tra queste mura scrisse le sue opere maggiori, «Concordia del nuovo e del vecchio Testamento», «Esplicazione dell'Apocalisse» e il «Salterio delle dieci corde».
Da non perdere
Cosa si può vedere oggi delle ricche meraviglie un tempo ospitate all'interno della chiesa di Corazzo? Quando l'abbazia, ad inizio 1800, venne soppressa dal decreto napoleonico iniziò la spartizione dei suoi beni che oggi ritroviamo sparsi tra le chiese del circondario: l'altare maggiore in marmi policromi e un'acquasantiera in marmo bianco nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista a Soveria Mannelli; l’acquasantiera e l'altorilievo in marmo rappresentante una Madonna col Bambino, nella Chiesa dello Spirito Santo di Castagna; il fonte battesimale nella chiesa parrocchiale di Serrastretta; il tabernacolo nella chiesa dell’Assunta di Scigliano.
Un po' di storia
I ruderi attualmente visibili sono riferibili ad un'importante ricostruzione dell'originario complesso monastico cistercense di XII secolo, avvenuta dopo il disastroso terremoto del 1638. Alla metà del 1700, infatti, venne magnificamente ricostruita e arricchita di stucchi alla moda, di belle pitture, fini marmi variamente coloriti, ad una sola navata con quattro cappelle laterali e con copertura a volta, per mano dell’abate architetto napoletano Borrello, con lavori che durarono dal 1757 al 1764/1768 e la consacrazione il 22 ottobre dell’anno successivo da parte di Mons. Nicola Spedalieri, vescovo di Martirano. Uno splendore che durò poco più di un secolo poiché il sisma del 1783 prima e il decreto napoleonico poi suggellarono la fine della storia di Santa Maria di Corazzo.
Curiosità
Ogni abbazia era organizzata con uno schema architettonico ricorrente: il chiostro era collocato al centro del complesso e fungeva da spazio porticato di collegamento per tutte le parti del monastero. La chiesa veniva costruita a nord dell'intero complesso, in senso Est-Ovest – con abside rivolto ad Est, dove sorge il sole, a simboleggiare la luce divina; mentre a sud si situavano il chiostro e gli ambienti di vita dei monaci - cucine, refettorio, dormitorio, sala capitolare ecc., così da poter godere maggiormente della luce e del calore solare. Negli spazi del monastero di Corazzo è ancora possibile scorgere un incasso murario in cui era alloggiato un antico camino!
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