SHARRYLAND
Compianto sul Cristo morto, di Niccolò dell'Arca
La più bella scultura sul finire del Medioevo emiliano
Dov'è
Cos'è e dov'è
Nel Quadrilatero, cuore pulsante della città sotto le Torri, il Santuario di Santa Maria della Vita custodisce, nel suo scrigno prezioso, la più bella scultura bolognese, emiliana, dell'ultimo Medioevo. È il Compianto sul Cristo morto di Niccolò dell'Arca, detto “d'Apulia” ma trasferitosi nel centro Italia, dove modellerà nelle forme della terracotta quello spirito quattrocentesco a cavallo tra la fine di un mondo e gli albori del nuovo, tra Medioevo e Rinascimento.
Perché è speciale
Che non si tratti di una scultura come le altre lo si capisce al primo sguardo. Anzi, ai primi: le figure di questa recita si sono raccolte attorno al corpo esanime di Cristo, ma tutte insieme non si possono contenere in un solo momento, come se ognuna vivesse di vita propria e, mentre guardiamo l'una, l'altra si muovesse. Una donna si stringe la carne con le mani, una è appena arrivata di corsa, ancora le fluttua nell'aria la veste, già urla di dolore un "grido di pietra".
Da non perdere
Al piano di sopra si trova l'Oratorio del complesso, un luogo della devozione collettiva, ma più intima. Ecco allora che, lasciate le terribili immagini del Compianto sottostante, ci si rivolgeva, durante la preghiera, all'altare decorato dalla splendida pala del Nosadella, una Madonna con Bambino e Santi, del 1550. Se Niccolò dell'Arca è la fine del Medioevo, Nosadella è la fine del Rinascimento. I colori si accendono, le linee si liberano dal giogo delle proporzioni. Sembra che la più bella arte liminare, sulla soglia tra due cose, si sia raccolta in queste stanze.
Un po' di storia
Riniero Barcobini Fasani, ispirato dalla Madonna, nel 1260 abbandonò la sua Perugia e si mise in cammino con la marea dei suoi seguaci. Giunto a Bologna vi fondò la Confraternita dei Battuti Bianchi. Su questo scenario tutto medievale affondano le fondamenta del Santuario di Santa Maria della Vita in Bologna, nato perché la vita dei poveri e bisognosi fosse salvata nelle attigue stanze dell'Ospedale intitolato alla Vergine. Correva l'anno 1287. Ognuno dei successivi ha lasciato una traccia. Così che la scultura è tardogotica, la pala manierista, l'altare barocco, il tetto che copre il tutto, neoclassico.
Curiosità
Forse una delle più belle descrizioni di questa scultura è stata fatta da Gabriele D'Annunzio nella sua raccolta Le faville del maglio, del 1914. "Infuriate dal dolore, dementate dal dolore erano le Marie. Una, presso il capezzale, tendeva la mano aperta come per non vedere il volto amato; e il grido e il singulto le contraevano la bocca, le corrugavano la fronte il mento il collo. Ascoltami. Puoi tu imaginare che cosa sia l'urlo pietrificato? Puoi tu imaginare nel mezzo della tragedia cristiana l'irruzione dell'Erinni?"
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