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Dov'è
Cos'è e dov'è
L'Epitaffio di Foggia è un monumento che indica il punto di arrivo di due tratturi, ovvero il Regio Tratturo (o Tratturo Magno) L'Aquila-Foggia ed il Tratturo Celano-Foggia. Si trova in centro città e forse proprio per questo, nonostante fosse un segnale dedicato principalmente ai pastori, gli è stato dato un aspetto solenne: una colonna esagonale arricchita da due targhe e diversi stemmi. È sormontata da una cupoletta e, proprio in cima, dalla statua di un uomo dal portamento nobile e riccamente vestito. Una vera e propria ode alle casate che detenevano il potere in città.
Perché è speciale
Nonostante la posizione urbana e l’eleganza delle sue forme, questo monumento è impregnato delle fatiche e delle speranze dei pastori che giungevano fin qui, per questo è un luogo speciale per la storia della transumanza. Ma non è tutto: oltre ad essere il punto finale meridionale dei due tratturi che qui terminano ufficialmente, sancisce anche il confine meridionale di quel mondo tratturale che dalla Capitanata si dipanano verso il Sannio e gli Abruzzi.
Da non perdere
La statua che sovrasta l’Epitaffio è stata interpretata in diversi modi. Secondo alcuni, potrebbe raffigurare Filippo IV di Spagna, anche se in realtà appare abbastanza stereotipata per l'usanza napoletana dell'epoca. Potrebbe quindi essere una statua non destinata a raffigurare un personaggio in particolare.
Un po' di storia
Il nome Epitaffio si riferisce alla targa che ne testimonia l’edificazione nel 1651 al termine dell'attuale Via Alessandro Manzoni verso Piazza Sant'Eligio, e che sancisce i confini dei tratturi. A ben guardare, però, le targhe sono due: la seconda venne apposta nel 1697 in occasione di un restauro.
Curiosità
Come spesso accade, il fatto di non aver individuato un’identità univoca per la statua ha fatto sorgere delle leggende. Una di queste vuole che la statua raffiguri una persona incaricata dal re stesso per sorvegliare il suo tesoro… peccato che il bottino fosse stato sottratto a un convento. I frati derubati avrebbero lanciato una maledizione contro gli usurpatori, e proprio questo anatema colpì l’incaricato del re, tramutandolo in pietra.
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