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Monastero di San Vincenzo in Volturno
Un vero gioiello per gli amanti del Medioevo
Dov'è
Cos'è e dov'è
Il monastero di San Vincenzo in Volturno è il più importante sito archeologico dell’Alto Medioevo, uno dei più importanti in Europa: se oggi è il sogno di ogni medievalista, all’epoca di Carlo Magno era uno dei monasteri più ricchi ed influenti d’Italia. A poca distanza dalle foci del Volturno, stanno poco a poco tornando alla luce frammenti che costituivano i diversi ambienti del monastero. Qui, però, non ci sono solo cappelle, cripte e chiese (pare che ce ne fossero ben 9, anche se ad oggi ne sono state ritrovate solo 3), ma anche officine, cucine, lavatoi, testimonianze preziose sulle attività economiche dei monaci.
Perché è speciale
Per gli addetti ai lavori, San Vincenzo in Volturno è per l’Alto Medioevo quello che Pompei è per Roma. Non esistono altri siti archeologici di questo periodo in tale stato di conservazione. Certo, molto è andato perduto e c'è ancora molto da trovare. Tuttavia, la ricchezza di manufatti, frammenti e strutture, quali i pavimenti originali, le colonne, le cripte, ancora intatte, riesce a fornire un’immagine chiara e vibrante di quella che era la vita dell’epoca. A questo si aggiunge il Chronicon Vulturnense, un antico codice miniato che descrive il monastero ai tempi del suo splendore. Alcune corrispondenze accertate lo rendono una buona traccia da seguire.
Da non perdere
Un autentico tesoro è la Cripta di Epifanio. Questo piccolo ambiente custodisce un ciclo di affreschi unico in Europa sotto molti aspetti. Innanzitutto, è quasi intatto, ma, cosa estremamente rara, è databile grazie ad un Abate di cui si conoscono nome e anni in cui ha ricoperto il ruolo. È raffigurato con un’aureola che indica che al momento di esecuzione dell’affresco era vivo, o morto da poco. Colori delicati ma vibranti, figure di incredibile bellezza che risentono dei canoni figurativi bizantini narrano la vita di Gesù, dei primi martiri cristiani, ma soprattutto di Maria, intermediaria fra uomo e Dio e Regina del Cielo.
Un po' di storia
Da sempre sede di un’importante comunità benedettina, non se ne conosce la data di fondazione esatta. Nel tempo crebbe e fra l’VIII e il secolo IX arrivò al suo massimo splendore, ospitando fino a 300 monaci. Il declino ebbe inizio nel IX secolo, quando il vescovo di Napoli decise di colpire il monastero per indebolire la provincia di Benevento, su cui voleva estendere il proprio dominio. Mandò un esercito di mercenari arabi ad attaccare i monaci, che resistettero con forza, ma non poterono impedire l’incendio e la distruzione del monastero. Tra abbandoni e tentativi di recupero, il monastero e la sua comunità arrivarono poco a poco alla loro definitiva scomparsa nel 1400.
Curiosità
Per riscoprire questi luoghi si dovette aspettare che una frana del terreno sotto i piedi di un contadino nell’800 aprisse un primo varco ad una delle cripte, e poi che un’équipe di archeologi e studiosi arrivasse nel 1974. Uno di loro ricorda divertito come, al suo arrivo, fu scambiato per un terrorista tedesco ed arrestato. Chiarito l’equivoco, un maresciallo lo accompagnò alla cripta, ma con un chiaro avvertimento: che non si aspettasse niente, tanto, era solo una stanzetta, con quattro dipinti alle pareti.
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