SHARRYLAND


Discesa lungo il Po - Giorno 6
Dove il fiume incontra il mare, è il momento di concludere il viaggio. O forse no?
Dov'è

Siamo alla fine della nostra discesa e provvediamo a quanto necessario. Il più mistico dell’equipaggio, quello che si è riservato il ruolo di sciamano della spedizione, estrae da un sacchetto certi materiali raccolti fin dal Monviso: pezzetti di legno, brandelli di tessuto, fibre vegetali, insomma quanto di volta in volta lo ispirava. Ora è il momento di metterli assieme per realizzare un simulacro rituale della barca e dei suoi occupanti; raggiunto il mare, lo affideremo alle onde perché il nostro viaggio continui simbolicamente verso l’ignoto; solo così lo spirito del Grande Fiume potrà perdonarci l’irriverenza di averlo percorso dall’inizio alla fine.
 Il limite estremo della terraferma è segnato dagli «scanni», incerti cordoni di sabbia frequentati solo dagli uccelli marin
Il limite estremo della terraferma è segnato dagli «scanni», incerti cordoni di sabbia frequentati solo dagli uccelli marinPochi chilometri e l’Adriatico ci accoglie con l’emozione di una brezza salmastra. Il paesaggio via via si apre, dal viavai degli aironi rossi sui canneti alle lingue di sabbia soggette alla marea: qui li chiamano scanni e pullulano di uccelli marini che s’alzano al nostro passaggio: sterne, fraticelli, beccapesci… a saperli distinguere dal profilo e dal volo. Ci spingiamo fino alla Sacca di Goro, una profonda insenatura coltivata a vongole, proprio così perché il novellame viene seminato in campi tracciati col satellite. I molluschi sono l’oro del delta e c’è anche chi fa bei soldi con la pesca di frodo. Ecco difatti il motoscafo di uno sceriffo «guardavongole» che accosta.
 Per un po’ la navicella rituale non sembra avere nessuna intenzione di prendere il largo, cosa che ci inquieta non poco
Per un po’ la navicella rituale non sembra avere nessuna intenzione di prendere il largo, cosa che ci inquieta non pocoAmbiente suggestivo: sole implacabile, gabbiani e cormorani sulle lunghe file di pali; beccacce di mare che razzolano affondando il becco nella sabbia. Lungo i margini della sacca scorgiamo delle barche all'ancora e uno schieramento di capanne di tutto attrezzate, veranda, barbecue e parabola: sono gli «spiaggianti», così viene apostrofato il popolo di questi villeggianti abusivi.
Richiamati al dovere, torniamo alla foce del fiume e prendiamo terra al faro del Bacucco: la chiamano Isola dell’amore e non c’è bisogno di tante spiegazioni, posto magico. La cerimonia abbia inizio: addio Manrichetta, addio tre uomini in barca, buon viaggio e che il mare vi sia lieve!
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Tre uomini in barca
INTRODUZIONE
Tre uomini in barca
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Discesa lungo il Po - Giorno 2
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Discesa lungo il Po - Giorno 5
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