SHARRYLAND
La limonaia del Prà de la Fam
Mai visto un ecomuseo così vivo: le piante coltivate come un tempo e i frutti trasformati in prodotti gourmet.
Dov'è
Cos'è e dov'è
La limonaia del Prà de la Fam è per grandezza e collocazione uno dei più spettacolari impianti per la coltivazione di agrumi sul lago di Garda: un grande podere terrazzato, a cielo aperto per tre quarti dell’anno, coperto e vetrato quando la temperatura s’abbassa mettendo a rischio le piante che vi sono coltivate in piena terra. Una serra sui generis, retta da sottili pilastri di pietra e rivestita con un semplice quanto geniale sistema di tavolati e pannelli vetrati. Un sistema d’altri tempi, certo, che però stupisce non solo per efficienza ma anche per l’equilibrio con l’ambiente circostante.
Perché è speciale
Dimensioni a parte, la limonaia è unica per la sua collocazione in un tratto tra i più spettacolari del lago. Basta scendere sulla spiaggetta per escludere dalla vista la striscia d’asfalto della Gardesana. Così, oltre le strutture della limonaia, lo sguardo s’innalza vertiginosamente lungo la falesia punteggiata da cespugli di alloro e da cipressi temerari. Poi un riflesso iridescente scaturisce dalle acque di un torrente che si lancia nel vuoto. E con una scenografia del genere è facile immaginare l’epopea dei giardinieri che sbarcavano al Prà de la Fam per custodirne il tesoro.
Da non perdere
Oggi la limonaia è considerata più che altro un ecomuseo, testimone di un’attività economica del tutto tramontata, ma ciò non toglie che le sue piante, coltivate in regime biologico, producano ogni anno quintali di agrumi. Che cosa farne? Ma certo, souvenir da buongustai! A partire dalla marmellata di limoni a chilometro zero, lavorata cioè da un’azienda storica del territorio, la Latteria Turnaria di Tignale. E poi sciroppo e liquore di limone, come da più immediata aspettativa, ma anche prodotti curiosi: l’olio d’oliva agrumato, la mostarda, le scorze sotto sale...
Un po' di storia
La coltura dei limoni venne introdotta sul Garda dai Francescani di Gargnano nel Trecento. Cedri e limoni dapprima erano prodotti da farmacia, panacea per i mali dello stomaco e dell’intestino. I limoni in seguito divennero la principale fonte di acido citrico, sostanza dai svariati impieghi, e la loro coltivazione diventò un’attività per così dire ‘industriale’. Poi, nel secondo Ottocento, il progresso della chimica di sintesi e dei trasporti dalle regioni meridionali decretarono la crisi del comparto agrumicolo gardesano e nell’ultimo dopoguerra anche la limonaia del Prà de la Fam chiuse i battenti.
Curiosità
‘Prà de la fam’, che strano nome! E diverse sono le ipotesi riguardo alle caratteristiche del luogo per meritarsi l’appellativo di ‘prato della fame’. La più romanzesca fa riferimento al suo totale l’isolamento, prima dell’apertura della strada ovviamente: guai a farsi sorprendere dal maltempo su questa spiaggia, perché si rischiava di restare giorni e giorni senza rifornimenti prima di poter riprendere il largo. Più probabilmente si trattava di un lembo di terra poco redditizio in termini di fieno e chi l’avesse coltivato avrebbe fatto la fame. Poi qualcuno ha pensato bene di impiantarci una limonaia...
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