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Un gioiello romanico all’ombra del lungolago
Sul sagrato della chiesa di Sant'Andrea la luce del lago gioca coi marmi e poi si insinua tra i vicoli del borgo
Dov'è
Cos'è e dov'è
La chiesa di Sant’Andrea è una notevole architettura che i restauri del secondo Novecento hanno riportato alla sua originaria fisionomia romanica. Assai particolare è la facciata, innanzi tutto per l’impiego di diversi materiali lapidei di origine locale – marmo Botticino, grigio di Seasso e rosso di Verona – che conferiscono alla superficie una delicata policromia. Quanto alla diffusa decorazione scolpita, basti dire del portale, dove si sviluppa su cinque ordini di mezzelune, rappresentando fogliame e intrecci, animali simbolici come l’aquila, la colomba e l'agnello, e creature mitiche come una sirena e grifi alati e rampanti.
Perché è speciale
Il termine pittoresco non è sufficiente: la chiesa di Sant’Andrea è piuttosto una visione, così come appare a chi percorre la riviera, incorniciata dai pini del lungolago, illuminata dalla luce che riverbera sull’acqua creando giochi d’ombre… Si direbbe Toscana, salvo poi ricredersi quando all’orecchio giunge il robusto accento dei passanti bresciani. Poi si supera la soglia e la luce che rimbalza morbida sul sagrato accompagna tra le campate archiacute fino all’altar maggiore. Qui ci si volge all’indietro e gli affanni della vita terrena, là fuori, per un attimo sono quasi impercettibili.
Da non perdere
La chiesa conserva solo piccola parte delle pitture parietali. Quel che resta, però, è di tale levatura da lasciare spazio all’immaginazione del suo antico splendore. Al secondo altare sinistro, in particolare, è un affresco del XV secolo che rappresenta i santi Bernardino da Siena e Caterina d’Alessandria raffigurati a fianco del sarcofago da cui emerge il Cristo risorto. E dello stesso tenore, sulla prima lesena della stessa navata, è una figura femminile che la tradizione vuole essere santa Apollonia, anche se l’attributo del piattino con gli occhi strappati fa pensare al martirio di Santa Lucia.
Un po' di storia
Maderno è centro di fondazione romana, associato alla figura del vescovo di Brescia , Saint Ercolano, che visse nel VI secolo e concluse la vita da eremita sulle rive del lago di Garda. Secondo la leggenda il suo corpo venne affidato alle acque su una barca che approdò proprio nel golfo di Maderno. Fu così che la cittadina ebbe l’onore di custodire le spoglie mortali del santo che nel contempo il popolo della riviera aveva scelto come patrono. Le reliquie vennero collocate in un sacello, al posto del quale all’inizio del XII secolo venne costruita la chiesa che ancora oggi nella cripta conserva il sarcofago del patrono.
Curiosità
Sul terzo pilastro sinistro della navata maggiore, in corrispondenza dell’ingresso alla cripta, è visibile un piccolo ma prezioso dipinto, Madonna in Trono con Bambino benedicente e due donatori, di Paolo Veneziano, artista di primo piano nello scenario pittorico della metà del Trecento. La tavola, oggetto di un furto su commissione nel 1975, venne ritrovata quasi trent’anni più tardi nelle mani di un antiquario torinese. Una vicenda romanzesca, a lungo seguita dai quotidiani bresciani e svelata solo dopo la morte del suo protagonista.
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